Tutti attendevano con ansia l’undici febbraio, caricando di grandi aspettative un giorno che per molti non significa nulla ma, per chi ha nel petto un cuore rossazzurro, era stato idealizzato come il giorno più importante. Si pensava che sarebbe stato il giorno della svolta. Un giorno tanto agognato che avrebbe dovuto rappresentare un nuovo inizio. Ma Ahinoi non sempre le cose vanno come uno spera. L’undici febbraio si è trasformato come il peggiore degli incubi per chi è cresciuto a pane e Calcio Catania. L’asta per la vendita del titolo sportivo è andata deserta. Nessuno ha mostrato interesse per l’acquisto del Calcio Catania. Una notizia che nessuno avrebbe voluto commentare eppure è andata così. In un attimo sono stati spazzati via oltre settant’anni di storia. La storia che ci accomuna con i nostri padri e i nostri nonni. Una passione che per molti è il senso della propria vita. Una fede per un pallone che scorre che, probabilmente, in molti non riescono a spiegare. Quell’amore incondizionato che ha spinto tanti anni fa quarantamila catanesi allo stadio Olimpico di Roma. Quell’amore che ci fece esultare al gol di Minelli nello spareggio salvezza contro il Chievo per la permanenza in serie A. Quello stesso amore condiviso dai tanti temerari che gridarono “Forza Catania” sugli spalti polverosi del campo comunale di Ganci. Quella stessa passione adrenalinica che si prova sui gradoni del Massimino, che solo i tifosi veri possono spiegare. Ma è anche la stessa passione che è costata la vita a Fabio e Carmelo che nel 2006 persero tragicamente la vita durante il viaggio per la trasferta a Lecce dov’era in programma la partita del Catania contro il Catanzaro. Per Fabio, per Carmelo e per tutti quelli che in oltre settant’anni hanno vissuto la passione per il Calcio Catania, non può finire così. Quel pallone deve continuare a scorrere…